Gole del S.Leo – la vera forra di Montagna

Canyoning sul San Leo

Canyoning sul San Leo

La vera forra di montagna, itinerario torrentistico non percorribile ma tra i più difficili d’Aspromonte, ricco di storia ed immutato nel tempo, antico luogo di preghiera di San Leo, eremita di Africo.

Caratteristiche

  • Disciplina: Canyoning, Torrentismo
  • Difficoltà: Difficile
  • Periodo: –
  • Comune: Africo
  • Localizzazione: Parco Nazionale d’Aspromonte – Contrada Cozzi
  • Note: Non Percorribile
  • Esplorazione: G. Trovato ed amici, anno 1998
Itinerario non percorribile
Itinerario in zona A, soggetto per regolamento a particolari disposizioni restrittive, studi a tutela dell’avifauna selvatica ed altre specie protette presenti nella zona. L’accesso alla forra, pertanto, è assolutamente vietato e le informazioni qui riportate sono puramente illustrative. leggi le avvertenze.

Scheda tecnica

  • Ancoraggi: Esplorativi
  • Armi: Spitfix, Naturali
  • Quota Ingresso: 1315m
  • Quota Uscita: 1015m
  • Dislivello: 300m
  • Sviluppo in Pianta: 1000m
  • Verticale Max: 38m
  • Frazionamento: no
  • Numero Calate: 12

Descrizione

In queste acque e precisamente ad inizio percorso, è possibile percorrere il torrente senza attrezzatura alpinistica, aggirando con brevi passaggi aerei, alcune cascatelle, scivoli vari e qualche tuffo, vi è un laghetto particolare, dove la roccia sovrastante la pozza prende forma di una piccolo divanetto. Sembra fosse abitudine di S.Leo, eremita di Africo, (si dice vissuto intorno al V- VI secolo) trascorrere seduto in questa roccia, numerose ore e forse giornate intere in preghiera, in solitario e mistico eremitaggio, d’altronde basta osservare l’ambiente circostante per farsi una idea…tutto sembra immutato e fermo a quel tempo.

Era invece il 1996, quando il Trovato, nelle sue “scorribande” tra serri e crinali e corsi d’acqua, iniziò a prestare la sua attenzione anche a questa spettacolare “fenditura” che separava a mezzo del torrente i due versanti rocciosi, monitorando possibili accessi, eventuali “vie di fuga”, uscita dalla forra e rientro sui mezzi. Pertanto in diverse uscite perlustrò C.da Cozzi, P. Galera, affluenti limitrofi, fino a quando nel 1998, avendo abbastanza chiaro il quadro del complesso e articolato terreno circostante, unitamente ad altri due amici, Monorchio e De lorenzo, organizzò la prima integrale del S.Leo.

Nella prima discesa, furono utilizzati cordini sugli alberi, e in alcune verticali, come ad esempio la cascata più alta di 38 metri, furono infissi tre chiodi da roccia. L’uscita avvenne per le 19,00 circa, ma come è ovvio, dal S.Leo non si esce mai presto, anzi, spesso anche di notte, e questo dà risalto a ciò che veramente è: una vera gola di montagna.

Inutile descrivere il contesto in cui ci si muove e l’esperienza che occorre nell’affrontare queste gole, faremo parlare le sole immagini, l’unica raccomandazione, almeno fino a quando era possibile percorrerla, sarebbe stata quella di indossare una bella muta da 5mm, si tratta di acqua che puoi davvero bere ma….parecchio fredda. Segnaletica inesistente, l’ambiente è integro e selvaggio, le soste con i chiodi esistono ancora, ma in Aspromonte i soliti noti, negli anni ed in occasione diverse, hanno inserito gli spitfix.

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